“Nella casa in cui vivo ormai da un anno e mezzo c’è una stanza dove mi rifugio quando ho voglia di starmene tranquillo o se ho paura del temporale (e io ho dei temporali non ho paura; ho terrore!). Credo si chiami cameretta, quella stanza, o anche “gran casino”, come lo chiama il papy.

Su una mensola sopra la scrivania nella suddetta cameretta/gran casino, c’è una foto che ogni tanto mi soffermo ad osservare.
Ritrae due tipi con in testa due specie di scodelle capovolte, in sella ad uno scooter. Mi pare di aver capito che siano i miei Umani e che la foto sia stata scattata qualche anno fa in Sardegna, durante le vacanze. Sono entrambi sorridenti, abbronzati e sembrano due “pirati”. Ogni tanto la mamy rimira la foto e si lascia scappare un “Ehhhh, vacanze in scooter addio!“, ma senza particolare rammarico, anzi tutte le volte si gira poi verso di me e mi rifila una carezza.

Credo di aver capito che amassero molto andarsene in giro su due ruote.
Al mare, dicono, soprattutto in agosto e soprattutto in Sardegna, è la soluzione migliore: si sta sempre freschi, si gode dei profumi dell’aria, il sole ti bacia la pelle e, soprattutto, si evitano file interminabili in auto la sera al rientro dal mare, di quelle che fanno girare le balle al papy. Quattro zig zag e via, liberi come l’aria! Un impagabile senso di libertà.

Ma un anno e mezzo fa sono arrivato io.
La mamy dice sempre che all’inizio, quando a casa si discuteva sull’idea di adottare un Quattro Zampe, si pensava che per le vacanze – che problema c’era? – l’avrebbero portato in una bella pensione, così loro avrebbero potuto continuare a muoversi in scooter come sempre.

Ma poi sono arrivato io e i loro piani sono cambiati, ché da subito si sono resi conto sarebbe stato impossibile anche solo pensare di partire senza di me.

Così, da quel giorno si adoperano per portarmi sempre con loro, nei limiti del possibile: finora ho saltato giusto un battesimo e una comunione e qualche evento particolarmente affollato, dove per me sarebbe stato più un casino che niente, ma per il resto li seguo ovunque. Anche in vacanza.

Sono stato già a casa dei nonni paterni ad Alghero l’anno scorso e anche dai nonni materni a Cepagatti (non trovate sia un nome delizioso?) e mi è piaciuto un sacco.

La mamy non si stanca mai di cercare posti carini dove trascorrere del bel tempo noi tre insieme. Posti che accettino quelli come me; anzi, che non solo li accettino, ma che li coccolino anche. Booking è il suo pane quotidiano. Cerca, trova, prenota, disdice, conferma e poi dopo il click finalmente si parte! Prepariamo tutto l’occorrente (io faccio da supervisore, attento che non dimentichino le mie ciotole, o altro), e quando siamo pronti, zac! con un balzo sono sul sedile posteriore della nostra macchina, pronto ad affrontare una nuova avventura.

E’ successo anche molto di recente, nella settimana del 25 aprile.

Il martedì mattina ho capito che c’era qualcosa di diverso nell’aria.
I miei erano diversi. La mamy, per esempio, non correva come sempre in mutande per casa, come se stesse per perdere il treno (e spesso lo perde, in effetti); era tranquilla e anche sorridente e il ciuffo biondo ossigenato ricadeva placido sul viso, non se ne stava in piedi pronto a scattare pure lui.

Hanno preparato le borse, mi hanno fatto fare la pipì con calma, ho mangiato e sono stato lì lì per disperarmi come ogni mattina quando escono per andare a lavorare e mi lasciano solo, ma non è successo; siamo usciti anzi tutti e tre fuori dalla porta carichi come muli, siamo scesi in box e via!

Viaggiare in macchina non mi dispiace affatto.
I primi minuti mi siedo e sto dritto come un fuso, per capire bene la situazione. Controllo che tutte le manovre siano fatte a puntino e mi guardo intorno per una supervisione della strada; una volta appurato che tutto è stato fatto a regola d’arte, mi metto generalmente giù a dormire.
Il sedile è confortevole. Ho il gancio di sicurezza, un bel telo nero ricoperto dei miei numerosissimi peli su cui sdraiarmi, il poggia testa dove appoggiare il muso e un’ottima visuale per tenere tutto sotto controllo. Se non ci sono curve, che un po’ detesto, mi faccio dei pisolini comodi comodi fino all’arrivo.

Foto credit: Al Giuggiolo

Jordan nel giardino de Al Giuggiolo

Siamo arrivati intorno alle 2 di un caldissimo pomeriggio.
Ero un po’ frastornato, ma quando mi hanno aperto la portiera per farmi scendere… meraviglia!
Mi sono trovato in un giardino di un verde più splendente che mai, grande e ombreggiato, circondato da orizzonti sterminati e assolati di campagna.
Un vialetto conduceva ad una grande casa colonica dalle linee pulite, avvolta da un silenzio che non penso di aver mai sentito prima.
Eravamo Al Giuggiolo, ad Ostellato, il posto dove l’anno scorso sarei dovuto andare per festeggiare il mio compleanno a giugno, ma poi era saltato tutto all’ultimo secondo, perché non ero per nulla in forma.
Cavolo, la mamy mi aveva promesso che ci saremmo andati prima o poi e a distanza di un anno ha mantenuto la promessa! E meno male, perché un posto così, per uno come me, è davvero un sogno ed è per questo che ne parlo volentieri, perché posti così non ce ne sono molti.

Ci hanno aperto la porta Daniela e Flavio, sorridenti padroni di casa nonché ragazzi davvero simpatici. A naso (e io ho un bel nasone, come noto) mi sono piaciuti subito, anche perché mi hanno accolto con tanta gentilezza, e io adoro essere trattato bene.

Mi hanno fatto trovare in stanza, una bella stanza, fresca e spaziosa, davvero confortevole, tutto l’occorrente per un soggiorno canino al top: biscotti, snack, sacchetti igienici, ciotole, tappetone, coperta, ecc ecc ecc. Un comitato d’accoglienza con i controfiocchi.
Senza contare che – meraviglia nella meraviglia – eravamo gli unici ospiti, perché in effetti avevamo scelto un “non-ponte”.

Quante corse a perdifiato che ho fatto nel grande giardino di casa interamente recintato, senza timori, senza ostacoli, cavalcando l’erbetta fresca. Di mattina presto, nel pomeriggio, la sera tardi. Ahhhhhh! Che bella la libertà! Che oasi di pace, anche per i miei Umani.
Purtroppo non ho potuto darmi alla caccia di lepri, che pure in zona mi dicono sono abbondanti, perché gli umani non volevano, ma in compenso ho dato la caccia a farfalle e insetti, e ho fatto colazione all’aperto, in mezzo ai fiori, mentre i Bipedi mangiavano delle cose buonissime – la “coccolazione” – sotto un elegante gazebo. Ho visto che si leccavano i baffi anche loro.

Tutto era verde e lussureggiante. Faceva caldo, ma all’ombra degli alberi del giardino mi sono sentito come un pascià.

E non è finita qui!
La sera che siamo arrivati mi hanno portato a cena in un posto dove mi hanno viziato e coccolato: sono proprio simpatici in quel ristorante.
Anzi, ne approfitto per dire al gentilissimo proprietario del “Colpa di Alfredo” che mi sono trovato proprio bene, che le fette di prosciutto cotto erano squisite, e di aspettarmi, che tornerò volentieri appena possibile. Porterò con me i due Umani, ovviamente, per dare loro la possibilità di riassaggiare i cappellacci alla zucca, a loro dire davvero squisiti. A me purtroppo non li hanno fatti giudicare, anche se avrei tanto tanto gradito: bauuuu, che profumino che avevano!

Nella nostra breve vacanza ho visitato in lungo e largo Ferrara, facendo lo slalom tra le centinaia di biciclette che girano per il bellissimo centro storico. Ho preso l’aperitivo all’ombra del Castello Estense. Ho aspettato pazientemente che i miei Umani visitassero a turno i magnifici mosaici di Ravenna (non mi hanno fatto entrare ahimè), e ficcato il muso all’entrata della tomba di Dante, mi sono fatto ammirare da tutti, mentre passeggiavo con la lingua penzoloni (faceva un caldo boia) per le vie del centro cittadino. Ho fatto su e giù dalle scale dei Trepponti di Comacchio, scrutato le acque dei canali alla ricerca (invana) di anguille, percorso stradine e straduzze fianco a fianco dei due Bipedi.

Due giorni e mezzo sono passati in un attimo, come sempre succede quando ci si diverte.

Al Giuggiolo ho promesso che tornerò, a settembre, per salutare Dany e Flavio.

Settembre è un mese che adoro; il sole perde il morso, ma le giornate sono ancora belle: sarà fantastico correre ancora nel giardino, senza ostacoli, cavalcando il vento come solo noi levrieri sappiamo fare”.

 

See how the town comes out
Like a bruise
When the wheels go round
We can do anything
Nobody looking
And they fixed my car
Maybe later, later
Could take it on from here

Whatever happens, we’re okay
Hey, we’re still alive
To watch a sunset garage day
Head into the light
Oh, oh if it all goes wrong
We’re gonna make it on our own
Oh, oh, if they bring us down
We’re gonna break out of this town
Into our sunset garage day, oh

Yesterday looks so tame, so far away
From this point of disarray
Waiting for a sun burn into frame
It’s so fine up by the high water line
Shifting with the paradigm
Drifting as the drift would into flame

Duran Duran – Sunset Garage