Ogni “maledetta” domenica

Ho sempre detestato la domenica.

O meglio (anzi, peggio), la domenica pomeriggio.

O meglio ancora (peggio ancora), la domenica pomeriggio quando volge alla sera, quando la luce assume una sfumatura grigio-bluastra e l’atmosfera si “svuota” improvvisamente.

Quel “click” che ferma tutto in istante, come a dire che basta, che il tempo del riposo, della casa, della famiglia, del dolce far niente o del frenetico far tutto termina in quel momento preciso e da lì in poi sarà solo un precipitare di secondi, minuti e ore verso il lunedì.

It’s Gotcha day! Let’s celebrate!

Cari Umani Miei, sedicenti Mamy e Papy,

è arrivato il 28 ottobre e io un anno fa oggi, intorno alle 4 del pomeriggio, entravo per la prima volta in punta di zampe in quella che allora era la vostra casa, oggi è la nostra.

Era un venerdì, me lo ricordo bene. Ricordo anche che quel giorno sono salito al 5° piano utilizzando per la prima volta in vita mia un ascensore, accompagnato dalla “zia madrina” Micaela  e la zia Alice, che al Rifugio La Fenice erano state così carine con me. Mi hanno salvato da un destino crudele e inenarrabile, lo stesso a cui purtroppo molti galgo come me non sfuggono. In effetti io da loro al rifugio ci stavo bene e tutte le volte che le rivedo sono sempre contento, ma all’epoca non sapevo ancora cosa volesse dire avere una famiglia.

Give the Beat

Tre settimane fa circa ricevevo una email molto gradita e per certi versi inattesa. Era di una persona che stimo molto e a cui sono affezionata. Era dell’Ingegner Goffredo Modena, Presidente della Fondazione Mission Bambini“.

Mi scriveva per chiedermi di rinnovare il mio impegno come Heartbeater per la campagna Give The Beat.

Dico rinnovare perché Heartbeater lo ero già stata l’anno scorso; dico che la mail mi è giunta inattesa perché onestamente non pensavo di rifarlo. 

O O O Occhi di galgo

Che Jordan sia un aitante fustacchione su 4 zampe affusolate credo sia ormai cosa risaputa anche in Papuasia Nuova Guinea.

7 mesi fa quando l’abbiamo adottato non sapevamo di aver accolto in famiglia una specie di rockstar e che noi ne saremmo diventati le bodyguard, ma in effetti è proprio così che funziona: quando siamo in giro con lui, si voltano tutti ad ammirarlo.

Alto, longilineo, muscoloso, elegante e sinuoso nelle movenze senza forzature. Visto da dietro camminare dinoccolato con il suo manto color cannella ricorda un leone della savana. Peccato che soffra talmente il caldo che nella savana non potrebbe resistere neanche 5 minuti.

Una signora qualche giorno fa ai giardinetti mi ha detto che sembra un indossatore. In realtà ha detto “un’indossatrice”, prima di identificarlo come maschietto.

A spasso con Jordan

Oggi sono tre mesi di Jordan.

Ed è vero, è proprio vero: l’arrivo in famiglia di un cane (ma immagino anche un gatto, o un pappagallo, o un criceto, persino di un ramarro) ti cambia la vita.

Non ci credevo più di tanto, ma devo ammettere di aver avuto torto: con Jordan è cambiato tutto.

Un po’ fetente anch’io

Il 2016 è stato per molti versi un anno decisamente indimenticabile, ma in senso negativo: ne sono successe di tutti i colori. Non a me personalmente (vado a toccare quello che non ho, che non si sa mai), ma a tante persone che conosco e a cui sono affezionata, con qualche ripercussione quindi anche sulla mia vita.

Dal punto di vista strettamente personale, è stato faticoso, fatto salvo per due o tre punte di diamante che sono riuscite a brillare nonostante tutto.

Natale a 8 zampe

E così ci siamo, è di nuovo la Vigilia di Natale. Per me la Vigilia è più Natale del Natale, non so per voi.

Ne amo l’atmosfera di attesa, gli ultimi preparativi, il profumo di festa che si sprigiona nell’aria.

E’ così da sempre, ma quest’anno lo sarà ancora di più. Sarà il nostro primo Natale a 8 zampe: 2 di Simone, 2 della Princess e 4… di Jordan, il nostro bellissimo galgo spagnolo, entrato a far parte della nostra piccola famiglia il 28 ottobre.