E così ci siamo, è di nuovo la Vigilia di Natale. Per me la Vigilia è più Natale del Natale, non so per voi.

Ne amo l’atmosfera di attesa, gli ultimi preparativi, il profumo di festa che si sprigiona nell’aria.

E’ così da sempre, ma quest’anno lo sarà ancora di più. Sarà il nostro primo Natale a 8 zampe: 2 di Simone, 2 della Princess e 4… di Jordan, il nostro bellissimo galgo spagnolo, entrato a far parte della nostra piccola famiglia il 28 ottobre.

Prima di incrociane lo sguardo non sapevo neanche che esistessero, i galgo. Appartengono alla razza dei levrieri, che per altro non avevo mai apprezzato appieno: li vedevo troppo magri, troppo alti, troppo schivi, troppo impauriti. Tutto troppo.

Poi un sabato mattina di inizio ottobre, “per caso” – ma chissà se è stato davvero un caso; forse è meglio chiamarlo fato – abbiamo varcato la soglia de La Fenice, un luogo – un rifugio – che accoglie i 4 zampe meno fortunati, quelli abbandonati e a rischio di soppressione, quelli che nessuno vuole, un posto davvero speciale, dove lavorano persone altrettanto speciali, ed è scattata la “magia”.

Uso questo termine non a caso. La leggenda narra che i levrieri abbiano un non so che di speciale, la chiamano appunto “magia levriera“. Ed è vero, posso confermarlo. Sarà il loro sguardo così magnetico, il portamento regale (ovvio, tranne quando ruttano o dormono a bocca aperta), la riservatezza un po’ “felina”, di fatto è vero che sembrano creature particolari, quasi aliene.

Purezza di forme, perfezione di linee, pulizia ed eleganza; sono estremamente affascinanti: silenziosi, riservati, lo sguardo malinconico, magnetico e dolcissimo (tranne quando all’orizzonte si palesa del cibo: gli occhi da cane bastonato si trasformano in un nano secondo in vivacissime sfere, attente ad ogni più piccolo movimento).

Jordan ci ha colpito per il “distacco” con cui ci ha accolto. Contento, ma senza eccessi, quasi ci facesse un piacere ad ammetterci “nei suoi appartamenti”.

Sono bastati 5 minuti nel suo box, un’annusata e qualche carezza per innamorarcene. Per Simone è stato un vero colpo di fulmine. Io non ero convintissima, eravamo partiti con l’idea di un cagnolino stile bassotto, mi trovavo davanti un pivot. Mi immaginavo tanti peli, lui sembrava quasi nudo. Mi immaginavo un paffutello, era tutto ossa. Volevo un “brutto ma bello”, lui era elegantissimo e bellissimo.

Però aveva qualcosa che colpiva anche me. Non sapevo dire cosa esattamente, ma continuavo a pensare a quello sguardo. Così, quando Simone ha proposto la sua adozione ho accettato.

E’ arrivato a casa il 28 ottobre, un venerdì pomeriggio, accompagnato da Alice – la responsabile della Fenice –  e Micaela di Sissi e Cugini Onlus, l’associazione che l’ha portato in Italia qualche tempo fa, salvandolo da una fine inenarrabile. E’ arrivato munito di passaporto spagnolo, perché lui viene da Siviglia, dove era probabilmente usato per la caccia o forse anche per la corsa (è velocissimo e ha una muscolatura di tutto rispetto).

Agitatissimi, lo abbiamo aspettato con un’ansia immensa, non senza avergli preparato una cuccia gigante e morbissima. Ha fatto il suo ingresso in casa conoscendoci già (l’avevamo portato a spasso tre o quattro volte, per abituarci reciprocamente) e si è adattato quasi subito.

L’abbiamo aspettato armati di candeggina e stracci, con le previsioni più funeste di pipì e torte fumanti marroni a cospargere casa. Nulla di tutto questo. Neanche una goccia, neanche un “bignè”. Magari qualche puzzona silenziosa, tanto per gradire, ma lui ha dimostrato da subito di saper vivere in casa.

La cuccia è stato il suo regno per un paio di settimane. Poi una sera ha deciso che sul divano insieme a noi si stava meglio e da allora vive sul sofa. Da mattina a sera.

Scende solo e di scatto quando sente aprire il frigo, o un cassetto in cucina. Ogni rumore che possa ricordare il cibo è come una calamita. Lo senti correre come un fulmine sulle sue gambe luuuuunghe ed eleganti. Arriva e ti guarda come se non avesse mai mangiato in vita sua. E tu come fai a negargli una carota, un pezzo di formaggio? Impossibile.

Però ha imparato che quando “mamma e papà” sono a tavola, non c’è trippa per Jordan. Ci lascia cenare o pranzare in pace, ingannando l’attesa sul sofa, tanto per cambiare.

Inutile dire che ci siamo quasi “rimbambiti” dietro a questa creatura bellissima e simpatica.

Ha già un armadio pieno di roba solo per lui (il famoso pigiama confezionato che gli dona un look da Conte di Bollate rimane per ora il top) e ogni scusa è buona per comprargli una leccornia o un pensierino. Anche il Natale, a maggior ragione: vuoi non prendere un calendario dell’avvento per cani? Per altro gli piace molto. Ma l’ho detto: è un golosone. Ha avuto anche il barbaro coraggio di rubare e mangiarsi 40 biscotti da umani, 5 merendine Pan di Stelle ed un numero imprecisato di biscottino tipo Digestive, quando abbiamo avuto la splendida idea di lasciarlo da solo per un’ora nell’appartamento affittato per una notte, mentre noi andavamo a caccia di Babbo Natale con Emma e la sua michetta Ilenia, a Govone, due settimane fa. Il tutto senza conseguenze strane e temutissime, tolto un leggero alito pestilenziale perdurato qualche giorno, solo di poco peggio a quanto siamo abituati normalmente.

Jordan è un bellissimo regalo per noi, arrivato quasi alla fine di questo anno che per molti versi sarebbe da dimenticare. Un anno pesante. E’ il miglior antidoto alla tristezza, all’egoismo, all’egocentrismo, alla pigrizia, al sedersi sugli allori. Amatissimo da tutti, è una botta di vita su 4 zampe lunghe ed affusolate e un muso “da topolone”.

Stasera aspetteremo insieme che arrivi Babbo Natale (però dovremo mettere a debita distanza biscotti, latte e mandarini che di solito prepariamo per Babbo e le sue renne, prima che finisca tutto nelle fauci golose di super Jordan), con l’augurio che questo periodo di festa sia gioiso per tutti e con la speranza fortissima che il 2017 sia almeno un po’ più sereno e fortunato dell’anno in chiusura.

Auguri a tutti,

The Princess