Ho una grande fortuna: sono zia!

Non sono mamma (non ancora, per lo meno, ma dato che comincio ad avere l’età dei datteri non so..), quindi non ho un termine di paragone, ma credo che essere zia sia un “dono” straordinario.

Sono zia di Emma.

Emma. Un nome, un programma.

Emma non potrebbe chiamarsi altrimenti. Non ce la vedrei, per esempio, come Laura. O Federica. O Paola.

Emma è Emma. Punto. O al massimo “Memma”, come diceva di chiamarsi lei, quando era piccolissima.

Ora ha 5 anni e mezzo, ed è una signorina in miniatura. Tutta ricci e qualche capriccio, tratti delicati, ciglia lunghissime a incorniciare due occhi vispi e “furbi” color grigio.

Un bel caratterino, di quelli tosti. Un sorriso birichino, da piccola peste.

Ogni volta mi si gonfia il cuore di gioia.

È bello osservarla crescere. Non la vedo spessissimo e quindi riesco più distintamente ogni volta a individuarne i cambiamenti, le piccole e grandi sfumature.

Mi piace quando mi corre incontro a braccia aperte, ma sempre con un certo “ritegno” e compostezza.

Mi divertono le risposte fulminanti:

“Emma, dai che ti faccio una foto” 

“No, grazie zia, mi distrai”

Mi viene da ridere quando accarezza le guance di suo zio e gli chiede come mai abbia la barba con qualche pelo bianco o perché non abbia i capelli (non è che non li abbia, è che se li rade).

E’ sveglia, intelligente, impegnativa, divertente.

Passiamo insieme alcune ore, giochiamo a truccarci (vuole sapere come si chiama e come si usa ogni singolo prodotto che trova nella mia trousse), ridiamo (le risate dei bambini mi fanno sempre venire in mente l’immagine di una pioggia di cristalli); a volte scopro di avere una pazienza degna di Giobbe; imparo; ricevo.

Poi arriva il momento di salutarci. In un attimo torna la calma.

“La quiete dopo la tempesta”.

Ma è Emma è una tempesta piacevolissima, come un temporale rinfrescante che interrompa l’afa milanese. Uno di quelli che ci sta allietando in questi giorni e rende possibile dormire la notte, senza trasformare i nostri materassi in sudari… Uno di quelli che ho appena beccato venendo in ufficio e che ho respirato a pieni polmoni.

Ritempra, fa stare bene, solleva il morale e regala allegria, voglia di sorridere.

E ogni volta è un piacere aspettare che il suono del tuono si faccia risentire, preannunciando l’arrivo di un nuovo freschissimo “temporale”.

 

And now my eyes are closing but I still feel the land

Leaning out for the touch of my hand
The world spins so fast that I might fly off
The world spins so fast that I might fly off
The world spins so fast that I might fly off

Waiting for the sound of thunder
I’m waiting for the sound of thunder

(Sound of Thunder – Duran Duran)