Stamattina per le strade di una Bollate pre-ponte del 1 novembre si respirava un’aria in perfetto stile Halloween: nebbia e vie deserte, pochissime macchine in circolazione, atmosfera quasi ovattata, interrotta solo dal tic tac tac tic dei tacchi di qualche sparuto passante.

Uno di quegli sparuti passanti ero io.
Tic tac tac tic, a passo di bersagliere con le mie scarpette dalla punta argentata, in pieno stile Michael Jackson, verso la stazione per prendere il mio passante TreNord.

Nelle cuffie, “Only in dreams“, per sentirmi bene in tema con l’atmosfera un po’ magica.

Only in dreams I’m in dopamine time
It’s in my genes, it get’s extreme
Only in dreams

How did I dream you?
You’re the queen of steel dunes
Look what you done – my colors run
When ever you come to

There’s a vampire in the limousine
Sun’s going down like a symphony
She keeps a guard up while her nails are wet
I don’t want to wake up

(Only in Dreams – Duran Duran)

Io con la musica dei Duran nelle orecchie potrei camminare fino in America e non accorgermene, figurarsi fare il tragitto verso la stazione: mi danno il ritmo per “tarellare”!

Giunta ad una rotonda solitamente trafficatissima e oggi invece sinistramente deserta, con la coda dell’occhio ho intravisto rotolare verso di me di gran carriera dalla bruma mattutina una “Scatola di Tonno” color rosso fiammante. Saggiamente mi sono arrestata sulle strisce pedonali e ho aspettato quieta di capirne le intenzioni.

Ci terrei a dire che non ho fatto neanche una finta, un mezzo passetto che potesse confondere le idee al guidatore. Nonostante il mio consueto e cronico ritardo e il rischio concreto di perdere il treno, ho preferito fermarmi, per non rischiare di perdere invece la pelle.

Le intenzioni della scatola rossa sono state quanto meno incerte fino all’ultimo.

Sembrava volesse proseguire senza soluzione di continuità verso la propria meta in una gara contro il tempo e contro tutti, quando, all’improvviso e a meno di mezzo metro da me, la scatoletta di tonno rossa ha pensato bene di assestare una bella frenata last-nano-second con tanto di rinculo.

Al volante si sono palesati un ruspante vecchietto e la sua altrettanto vecchietta signora. Faccia alquanto ingrugnata lui, paonazza quella di lei che, dopo avermi brontolato addosso qualcosa di non esattamente cordiale, mi ha invitato con solidarietà tutta femminile e gesti concitati ed eloquenti a “disciularmi”.

D’altra parte non aveva torto, gli stavo ostacolando il percorso. Alle 7.30 del mattino del 31 ottobre, alla vigilia del ponte del 1 novembre. A 100 anni o poco meno.

Scampato “per tanto così” il pericolo, senza scompormi più di tanto ho sorriso e ho attraversato.

Loro con un bel colpo di frizione e una sgasata da Formula Uno sono ripartiti di gran carriera e con estrema nonchalance hanno prontamente svoltato a destra a tutta velocità. Senza fare un plissé e senza ovviamente mettere la freccia. Tanto, come dice sempre mio padre, “le frecce le usano solo gli indiani”.

Una Scatola di Tonno rossa proiettata più veloce della luce verso chissà quale meta (forse l’Esselunga?). Tonno Insuperabile.