Un’estate fa a quest’ora era domenica.

Un 12 giugno caldissimo, come d’altra parte lo è quello che sto vivendo e che sta per concludersi.

Una fila chilometrica per entrare al Forum d’Assago all’aperto. Entrare all’aperto: sembra un ossimoro, ma non lo è. Il forum ha una parte all’aperto, che d’estate usano per i concerti. E io il 12 giugno ero al terzo concerto di fila consumato nel giro di una manciata di giorni. Il primo a Verona, l’8, il secondo a Firenze (al Visarno) il 10, e poi la data di Milano, per giocare in casa. 3 concerti. Che fossero dei Duran Duran, ca va sans dire.

Spesso raccontando che nei limiti del fattibile (e dello sborsabile), quando i Duran vengono in Italia cerco di esserci a quante più date possibile, la gente mi guarda stralunata, come se fossi una pazza: Come?!?! Tre concerti tutti uguali?

Non lo concepiscono, perché pensano che ogni data sia uguale a sé stessa. Stesse canzoni, stessa scaletta, spesso anche stessa gente… Ma non ti rompi?

Non mi rompo? E no che non mi rompo, io no che non mi rompo, no che non mi rompo, non che non mi rompo!, come canterebbe Jovanotti. E manco mi annoio, sempre per dirla come lui.

Perché non è vero che ogni data è uguale alla precedente e a quella che verrà.