Uffa, oggi non gira!” recitava un vecchio spot televisivo in onda quando ero ragazzina (pensavo fosse della Fiesta – la merendina, non la macchina – ma mi sbagliavo: ho cercato su internet e ho scoperto che era la reclame della Neo Cibalgina). E invece no, oggi gira, gira eccome. Gira tutta la stanza, altro che, e senza che si danzi. Anzi, io sto proprio ferma, immobile, così rigida che sembro una mummia imbalsamata, ma qui gira tutto. E io sto per andare in orbita.

Da 15 giorni la maledetta è tornata. Era da tanto tempo che mi lasciava abbastanza in pace. Qualche dolorino ogni tanto, ma nulla di che.

Poi due settimane fa, una mattina mi son svegliata e “Ciao bella”, il mondo ha cominciato a girarmi intorno. Ho capito di essere tornata sulla luna: la cervicalgia canaglia che ti prende proprio quando non vuoi si era rifatta viva, maledetta!

Soffro da anni di questa scemenza di “patologia” (mi fa persino specie descriverla così, per pudore nei confronti di chi male sta davvero). Tutto comincio nel lontanoooooooo 2001, a Gardaland, il 1 giugno. Ricordo esattamente la data perché quella era stata la prima volta in assoluto per me, a 29 anni suonati, nel parco di divertimenti. Simone, che conoscevo da meno di un anno, mi aveva voluto fare una sorpresa. E che sorpresa, in effetti! Ci siamo divertiti tanto, ho fatto tutte le attrazioni, persino le montagne russe, che fino a quel momento non sapevo di detestare.

Le detesto perché ho paura, ho paura perché le detesto. E siccome le detesto e ne ho paura, quando ci salgo sopra mi irrigidisco tutta, dalla punta dei piedi a quella dei capelli, passando ovviamente per il collo. E sbatti di qui, sbatti di là, ho sentito un male cane per tutto il periodo dello sbattimento. Una volta scesa sembrava finita lì e invece no, tre mesi più tardi, un “bel” mattino di settembre trac! sono caduta per terra appena alzatami dal letto, per una vertigine di quelle con i fiocchi.

Passata la paura (e la nausea) iniziale, dopo una serie di accertamenti ho capito di soffrire di cervicalgia.

Massaggi, antinfiammatori, foularino intorno al collo. A 30 anni scarsi, allora. Il rimedio ha funzionato.

Peccato che io in quella parte lì, nel trapezio, somatizzi tutto il somatizzabile del mondo e anche di più.

Ho una preoccupazione? La somatizzo lì! Ho discusso con qualcuno? Dove vuoi somatizzare? Certamente, lì. Sto aspettando una risposta importante che tarda ad arrivare? Un altro bel deposito sulle spalle e il collo. E così, a furia di accumulare accumulare accumulare, prima o poi arriva il momento che mi sento come sulla luna. Senza stabilità, con la testa balorda. Che gira. Quasi ubriaca.

Passerà, prima o poi passerà.

Mi sono attrezzata di tutto: cerotti medicati, cerotti scaldanti, unguenti, creme, pastiglie di Vertiserc, Muscoril. Ho una borsa che contiene una farmacia ambulante, così pesante che ovviamente portarla a spalla mi pesa e la cervicale, sotto il fardello di tutte quelle medicine, peggiora. Un gatto che si morde la coda.

Esistono vari tipi di vertigine. Quella che ti viene per una forte emozione, quella per l’eccessiva altitudine. Arrivano, ti colpiscono, ma poi se ne vanno in un attimo. Quella da cervicale arriva, colpisce e… rimane lì, per giorni.

Dopo la crisi improvvisa rimani con quella sensazione di essere perennemente in un frullatore. O sottovuoto. O in una bolla dei pesci rossi. O sulla Luna.

In questo momento, per esempio, vago nello spazio come un’astronauta, in assenza di gravità.

Ciao pavimento dell’ufficio, ad osservarti da qui persino tu sembri pulito e bellissimo!

 

Coming on when I touch your skin,
A kinda’ strange light you emit,
I hear you’re gravity pull me in,
Now your getting me out of it!

Wasted, there’s nothing gonna ace this,
And were gonna go to space it,
‘Cause I’m leaving with an astronaut!

There, feat for quantum leap,
Because space is hot and deep,
And we follow giant footprints,
As we fall in, falling like the twins,
Through Saturn’s holy rings,
And if they can’t hold us, where it’s gonna end up,
Anybody knows

(Astronaut- Duran Duran)